Auto elettrica: italiani interessati e informati, ma poco propensi all’acquisto

Auto elettrica: italiani interessati e informati, ma poco propensi all’acquisto

Pronti a cavalcare la transizione ecologica e adeguatamente informati, o c’è ancora molto da fare perché il cambiamento sia alla portata di tutti? È la questione sulla quale da tempo si discute, e che vede l’interessamento dei “big player” del comparto automotive. In effetti, l’importanza di questo discorso è fuori discussione (non fosse altro per il fatto, a vederlo da un mero punto di vista economico, finanziario, industriale e dei servizi, che riguarda un settore che incide per il 10% sul PIL nazionale).

Del resto, è notizia recente l’indicazione, da parte della Commissione Europea, di vietare dal 2035 la vendita di autovetture a combustione sui mercati UE (benzina e diesel dunque, ma anche – si ritiene – mild-hybrid, full-hybrid, GPL e metano), con l’obiettivo di tagliare nel 2030 almeno il 55% di emissioni di CO2 in rapporto al 2021; e, più avanti (2035, appunto), il 100% in meno rispetto allo stesso 2021.

L’analisi che fa il punto della situazione

Da qui la domanda di fondo: quanto ne sappiamo, in Italia, di transizione ecologica? Siamo già in grado di affidarci completamente alla e-mobility? Come la percepiamo? Riteniamo che riesca, o riuscirà, a soddisfare le esigenze di spostamento personale? E quanto è sicura? A tutti questi “punti interrogativi” interviene l’edizione 2021 (la terza) dell’Osservatorio Continental sulla Mobilità e sulla Sicurezza Stradale, che in una conferenza stampa trasmessa in diretta streaming (moderata da Alessandro De Martino, amministratore delegato di Continental Italia) ha fatto luce sul grado di informazione, sui giudizi, sulle esigenze, sulle aspettative e sula percezione degli italiani in materia di mobilità elettrica.

I meno giovani sono i più “diffidenti, ma sono anche quelli con il più elevato potere d’acquisto

L’analisi Continental (sviluppata su un sondaggio d’opinione realizzato dalle società di indagine EuroMedia Research e Kearney su un campione di 3.000 italiani di età compresa fra 18 e 72 anni, e suddivisi in quattro grandi gruppi per differenza di età) ha messo in evidenza che l’Italia si dimostra, in generale, interessata e curiosa riguardo al “new deal” elettrico nella mobilità privata, tuttavia non si è allo stato attuale completamente pronti ad affrontare il nuovo che avanza.

Le persone che si dimostrano più propense alla transizione sono quelle che appartengono alle fasce di età più giovani, laddove i più “anziani” guardano con più diffidenza all’evoluzione. Sono tuttavia questi ultimi ad avere il potere d’acquisto più elevato. Peraltro, uno dei fattori essenziali per il passaggio all’alimentazione elettrica viene rappresentato dalla “driving experience”, ovvero se si sia abbia già provato a mettersi al volante di un’auto elettrica, il che è molto importante per la reale valutazione di un prodotto. Ma andiamo con ordine.

Continental Italia: “Educare e offrire condizioni favorevoli”

Alessandro De Martino, Amministratore Delegato di Continental Italia, rileva che occorre puntare sull’esperienza alla guida per favorire l’avvento dell’auto elettrica, e in parallelo “trasformare” anche le offerte, magari attraverso processi sinergici sempre nuovi fra Case costruttrici, dealer e aziende dell’indotto:

“L’Osservatorio 2021 ci racconta una società propensa e incuriosita dalla svolta elettrica ma che non sembra ancora pronta ad affidarsi completamente a questa nuova frontiera. Emerge un problema reale di preparazione del consumatore dovuto alla poca chiarezza comunicativa che non abbatte i pregiudizi del pubblico. I dati emersi ci raccontano come i più favorevoli alla transizione siano i giovani, mentre le generazioni più adulte, che però hanno il maggiore potere d’acquisto, siano le più ostili al cambiamento. Occorre educare. Quando si parla di auto elettrica, è indispensabile vivere l’esperienza al volante. Ad oggi solo un italiano su otto ha provato a guidare una BEV a fronte di diversi segmenti di mercato potenziali quali ad esempio coloro che vivono in provincia, in una casa autonoma con spazio per una colonnina e percorrono meno di 150 chilometri al giorno, pari circa al 71% degli intervistati. In questo processo di transizione se le Case automobilistiche, i noleggiatori, le reti concessionarie e i fornitori di energia elettrica lavoreranno in sinergia per fornire ad esempio canoni anziché listini, comprensivi di Wallbox a condizioni interessanti e comprensivi di auto tradizionali per i viaggi lunghi o per il weekend, si potrebbero fare dei grandi passi in avanti verso gli obiettivi prefissati dall’Europa”.

Identikit dei protagonisti dell’indagine

Ecco “chi erano” consumatori intervistati a settembre 2021 per il rapporto dell’Osservatorio Continental su Mobilità e Sicurezza 2021.

  • Interessati: uomini che hanno un’auto di proprietà alimentata a benzina e percorrono tra gli 11 e i 50 chilometri al giorno. Hanno un garage dove installare una Wallbox, vivono al sud e nei Comuni della Provincia e appartengono alla generazione Y (27- 41 anni);
  • Curiosi: donne, gli appartenenti alla generazione Z, i residenti al sud e nelle città di Provincia. Rientrano nel 68,9% degli intervistati che ha dichiarato di non aver avuto ancora l’occasione di guidare un’auto elettrica ma di essere interessato a farlo appena ne avrà l’opportunità;
  • Disinteressati: i “Baby-boomer” (vale a dire i consumatori con età compresa fra 57 e 75 anni), che vivono in comuni di Provincia, in particolare nel nord ovest, senza un garage e percorrono meno di 10 chilometri al giorno. Non hanno mai provato a guidare un’auto elettrica e non sarebbero interessati all’acquisto nemmeno in presenza di incentivi. Sono gli stessi che pensano che fra 10 anni il parco circolante sarà ancora a motore endotermico.

Più di un italiano su due propenso all’acquisto dell’auto elettrica

Prima di tutto, una considerazione: i tempi di definitiva affermazione della e-mobility nella percezione degli automobilisti “nostrani” saranno lunghi, e per varie motivazioni (residenza, età, infrastrutture per citare gli “argomenti” di maggiore rilievo). È tuttavia importante considerare che due italiani su tre (il 66,1%) sui 3.000 intervistati hanno espresso un potenziale interesse verso l’acquisto di un’auto a zero emissioni, oppure hanno affermato di essere informati sull’argomento, se non addirittura di possedere già un’auto elettrica (rispettivamente: il 55,5% ed il 10,6%).

BEV: vendite inferiori rispetto alla media europea

Molto, nel processo di evoluzione “zero emission”, dipenderà da come in concreto avverrà il “modus operandi” da parte di Case costruttrici, aziende dell’indotto ed istituzioni: sono loro i soggetti incaricati di modificare l’approccio dei singoli utenti, avvicinandoli all’elettrico. In effetti, nel 2020 in Italia (dove l’auto elettrica è maggiormente diffusa al nord, con il 68% dell’incidenza, nelle grandi città e viene preferita dalla “generazione Y” – età compresa fra 27 e 41 anni – con reddito medio-elevato), le vendite complessive di BEV sono state il 4% rispetto ad una media del 10% registrata nei Paesi dell’Unione Europea, il che si traduce in uno 0,25% del parco circolante a zero emissioni rispetto all’1,07% europeo.

Gap generazionale anche nella rete di vendita

I dealer italiani, prosegue il sondaggio, appaiono poco propensi a “spingere” l’elettrico, nonostante il mercato offra sempre più modelli ad alimentazione elettrica (l’aumento, nella prima parte del 2021 rispetto al 2020, è dell’89%); contestualmente, i piani produttivi OEM indicano un’espansione nelle fasce di mercato di veicoli in cui l’elettrico è al momento meno presente. “La rete di vendita – rende noto Osservatorio Continentalè sicuramente ‘indietro’ a causa della limitata conoscenza e del gap generazionale: i risultati migliori arrivano, in effetti, dai venditori più giovani”.

Le concessionarie sono quindi chiamate in causa: spetta anche a loro reinventarsi, e trasformarsi da “semplici” rivenditori a consulenti di mobilità. Di più: l’integrazione di nuovi servizi rappresenta di sicuro un’opportunità per eliminare qualunque preoccupazione legata alla tecnologia del veicolo elettrico.

Molto informati, ma ci pensano bene ad aprire il portafoglio

Più di tre utenti su quattro (il 76,8% degli intervistati) si dichiarano interessati a partecipare al processo di transizione ecologica. Il ministro Roberto Cingolani può quindi essere contento; bisognerà tuttavia che vengano posti in essere nuovi, e più articolati, programmi di incentivo (e vedremo se la prossima legge di Bilancio 2022 sarà di soddisfazione in questo senso). Sempre tre utenti su quattro, dice l’analisi commissionata da Continental Italia, non è intenzionato ad aprire il portafoglio per comprare un’auto elettrica:

“La propensione all’acquisto dei consumatori risulta dunque essere bloccata da ragioni economiche, infrastrutturali e di prodotto che, al momento, sembrano essere barriere difficili da superare”.

Va in effetti considerato che gli italiani sono anche informati: tre consumatori su quattro (74,7% degli intervistati) identificano correttamente le proposte BEV e ibride presenti sul mercato. Tuttavia, quando si parla di un veicolo ibrido plug-in, la percentuale degli informati scende al 47%. I più preparati restano coloro che hanno provato a guidare l’auto elettrica e sono disposti ad acquistarne una.

I punti deboli dell’auto elettrica percepiti dagli italiani

Esistono, come si accennava qui sopra, dei fattori che incidono maggiormente sul tenere a freno la propensione all’acquisto di un’auto elettrica. Su tutti, ci sono il costo e le questioni relative all’autonomia del veicolo (dunque batteria, percorrenza ed infrastrutture di ricarica).

Fattore economico

Il prezzo del veicolo a zero emissioni costituisce, secondo lo studio commissionato da Continental Italia, il primo punto debole per le BEV: il 68,2% dei consumatori intervistati afferma di non possedere il budget necessario per acquistarne una. E sono tre su quattro gli italiani che si dichiarano non propensi a passare all’elettrico, neanche con gli Ecobonus e gli incentivi: misure che, quindi, appaiono non sufficienti a convincere gli utenti verso un futuro all’insegna della e-mobility; peraltro, gli incentivi in Italia, che sono fra i più elevati d’Europa, vengono penalizzati dalla mancanza di programmazione organica ed omogeneità, laddove l’industria dell’auto sostiene che il costo più elevato di un veicolo elettrico rispetto ad una corrispondente auto ad alimentazione convenzionale sia bilanciato proprio dalle misure di sostegno all’acquisto, per i consumatori, e da minori costi di gestione. Le agevolazioni sembrano in effetti attirare solamente il 30% degli intervistati: e si tratta, va precisato, della “Generazione Z” (ovvero, per contare soltanto i maggiorenni, quelli fra 18 e 26 anni), e quanti vivono in una città di provincia. È convinzione diffusa che i costi di manutenzione a carico di un’auto elettrica siano superiori rispetto a quelli delle autovetture a combustione; per contro, appare curioso il fatto che la gestione dell’auto a zero emissioni sia considerata più economica di quella delle auto “tradizionali”.

Autonomia e infrastrutture

In second’ordine, dopo il fattore-costi, a frenare la propensione all’acquisto di un’auto elettrica c’è la percorrenza offerta con una singola ricarica (il 38,7% degli intervistati ritiene che l’autonomia delle batterie sia limitata), seguita dalla scarsa diffusione delle colonnine (questione indicata dal 37,4% degli intervistati): due temi fondamentali, e strettamente correlati fra loro. Allo stato attuale, gli “hub” pubblici (ma gestiti da soggetti privati) di ricarica delle batterie presenti in Italia sono circa 24.000, e per il 64% localizzati al nord: nello specifico, ogni 100.000 abitanti ci sono 22 colonnine (circa un terzo rispetto alla media di 64 in Europa). Anche il numero di auto elettriche per punto di ricarica è inferiore alla media europea (7,4 “contro” 11): ciò è dovuto al minore tasso di penetrazione del veicolo elettrico in Italia, ma anche alla notevole eterogeneità geografica nella distribuzione dei veicoli elettrici. Anche qui, dunque, non c’è solamente “una” Italia, ma ci sono “diverse Italie”: e sarà bene, viene da rilevare, che le istituzioni ne tengano conto per un omogeneo sviluppo della e-mobility, anche a favore del turismo che costituisce una delle fonti di reddito più importanti per il Sistema Paese.

Quali sono i punti di forza dell’auto elettrica

Dopo le “dolenti note”, ecco i “pro”: per quasi il 60% dei consumatori intervistati, la mobilità elettrica rappresenta la soluzione tecnologica che risolverà i problemi dell’inquinamento ambientale, seppure in un’ottica a lungo termine (non prima di 5 anni, in buona sostanza).

Ambiente

Punto a favore più rilevante della mobilità elettrica è in ogni caso il tema ambientale: esso viene riconosciuto da quasi un consumatore su due (il 43,8% degli intervistati). Per contro, il 28% dei consumatori si è detto preoccupato sull’inquinamento provocato dalle batterie a fine vita.

Comfort e più libertà nelle aree urbane

Al secondo posto, ci sono il comfort e la silenziosità (indicati dal 27,3% degli intervistati). Sul gradino più basso del podio si attesta la libertà di spostamento nelle città e l’accessibilità alle Zone a traffico limitato (25,4%). Curiosamente non vengono rilevate le prestazioni del motore elettrico: segno, in questo caso, che queste sono già conosciute e quindi soddisfano implicitamente quanto si dichiarano favorevoli.

Il futuro: fra “ottimisti” e “pessimisti”

In ultimo (ma non meno importante), ecco la percezione sui tempi di affermazione definitiva dell’auto elettrica. Più di un italiano su due (il 53,9%) ritiene che per avere tutti i veicoli di nuova immatricolazione elettrici sarà necessario attendere oltre 10 anni. Il 17,2% (poco meno di uno su cinque), più fiducioso, abbassa l’asticella al medio-lungo termine (da 6 a 10 anni). Non mancano i “pessimisti”, e non sono neanche pochini a ben vedere: il 16,3% si è detto certo che il cambiamento non accadrà mai. Il 16,5% dei consumatori pensa che fra dieci anni il parco autovetture che circoleranno nelle città sarà ancora popolato da modelli con motore endotermico; il 37,1% degli intervistati scommette su Full Hybrid e Plug-in Hybrid. Infine, solamente il 16,4% degli intervistati si dice “ottimista” e propenso alla completa transizione: sono gli utenti che affermano di essere sicuri che le auto elettriche conquisteranno le città.

La fiducia nei confronti delle istituzioni non è elevatissima

L’avvenire della mobilità passa dall’Europa, ma secondo gli italiani il Paese è pronto ad affrontare questo cambiamento? Il 54,9% degli intervistati è “ottimista” (tra questi: gli intervistati che appartengono alla generazione Y, i residenti al sud nelle città capoluogo, ma soprattutto quelli più interessati ad acquistare un’auto elettrica). Da segnalare che il 12,5% degli utenti intervistati (non moltissimi, a ben vedere) ripone fiducia nella spinta economica del PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. A supporto degli ottimisti, ma con qualche pensiero negativo, c’è un 42,4% secondo cui ad essere “pronte” saranno solamente le principali città. Sul fronte opposto, il 31% sostiene che l’Italia non sarà pronta: sono soprattutto i “Baby-Boomer” (cioè i consumatori con età compresa fra 57 e 75 anni), residenti nel nord est e nelle città metropolitane, che non sono interessati a comprare un’auto elettrica.

L’auto elettrica cambierà il mondo? Forse

La BEV viene vissuta dagli italiani, quindi, non come una risposta efficace ai tanti problemi del presente, ma una soluzione in grado di portare grandi trasformazioni più avanti nel tempo: è così per più del 29% degli intervistati che pensa che l’elettrico cambierà il mondo dell’automobile e quello degli automobilisti in futuro. Un’affermazione che, se polarizzata, è predominante nella generazione Z (18-26 anni) e nella generazione X (42-56 anni) così come fra coloro che, oltre a essere interessati all’acquisto di un’auto elettrica, risiedono in un’area metropolitana del centro Italia.