Specchietti retrovisori: si possono sostituire?

Specchietti retrovisori: si possono sostituire?

Specchietti retrovisori: si possono sostituire?

Relativamente economici e facilissimi da installare, nuovi specchietti possono in un attimo modificare l’aspetto della moto. In commercio esistono centinaia di modelli, ma bisogna stare attenti: se non si rispetta la normativa, la multa è salata

Riccardo Allegro

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In plastica, in alluminio oppure in carbonio, tondi, quadrati, rettangolari, bar end (cioè all’estremità del manubrio), custom oppure tradizionali, specifici per un preciso modello di moto, oppure universali: di specchietti retrovisori aftermarket ne esistono a centinaia. Sono facili da sostituire, possono cambiare di molto lo stile della moto e costano relativamente poco. Attenzione però, perché quando i tratta di sostituire un pezzo con un altro è sempre necessario assicurarsi di essere in regola anche dal punto di vista normativo. Facciamo chiarezza. 

Direttiva 97/24/CE

Per ciò che riguarda le norme previste per legge, bisogna fare riferimento alla Direttiva 97/24/CE, relativa, appunto, a “taluni elementi o caratteristiche dei veicoli a motore a due o a tre ruote”. Più nel dettaglio, l’Allegato I presente nel Capitolo IV della suddetta direttiva chiarisce tutte le caratteristiche che devono avere gli specchietti retrovisori distinguendo innanzitutto tra “interni” (Categoria I) ed “esterni” (Categoria L). I primi sono quelli da installare all’interno dell’abitacolo, mentre i secondi da montare “su un elemento della superficie esterna del veicolo”. Ovviamente, parlando di moto e scooter, quelli che interessano a noi sono gli specchietti di Categoria L.

Da cosa è composto lo specchietto retrovisore

Prima di procedere con l’analisi di tutte le caratteristiche che lo specchietto deve possedere per essere omologato ed istallato, vediamo brevemente da quali parti è composto: 

1) Superficie riflettente
È il vero e proprio specchio, costituito (nel caso dei nostri retrovisori) da un vetro riflettente anabbagliante la cui curvatura garantisce una visione ottimale. 

2) Corpo
È la parte principale dello specchietto, quella cioè che “accoglie” lo specchio e la cui forma definisce propriamente il design dello specchietto. Può essere in alluminio, in plastica, in carbonio o in altri materiali.

3) Sistema di regolazione
È il giunto che collega il corpo dello specchietto all’asta fissata sul manubrio e che consente la movimentazione manuale, cioè la regolazione, in base alle proprie esigenze.

4) Asta
È ciò che collega lo specchio al punto di fissaggio della moto. Come il corpo, può avere diverse forme e dimensioni, andando a definire il design dello specchietto. 

Omologazione per dimensioni

La Direttiva specifica anche le dimensioni minime e massime che gli specchietti devono avere per ottenere l’omologazione in Europa e, quindi, il via libera alla loro installazione. Eccole di seguito:
 
– La parte riflettente deve essere di minimo 69 centimetri quadrati

– Se di forma circolare, il diametro della parte riflettente deve essere invece compresa tra i 94 e i 150 millimetri

– Se di forma non circolare invece, la superficie riflettente deve poter accogliere al suo interno un cerchio con diametro di almeno 78 millimetri.

Omologazione CE

Per essere certi di acquistare un prodotto omologato secondo le norme vigenti in Eurpa, è buona cosa controllare la presenza della lettera “E” e del numero stampato all’interno di un piccolo cerchio. La “E” garantisce infatti l’omologazione CE del prodotto, mentre il numero il paese in cui è omologato, cioè, per citare l’Allegato V della Direttiva 2002/24/CE, “il numero distintivo dello Stato membro che ha rilasciato l’omologazione” (per l’Italia, ad esempio, è sempre l’8, ma per l’omologazione Europea va bene un qualunque stato dell’Unione). 

Lettere e numeri “addizionali”

Mentre la E ed il numero di riferimento dello stato sono sempre obbligatori, esistono simboli definiti “addizionali” che possono esserci oppure non esserci. Il simbolo addizionale “I” o “L”,  specificano ad esempio la Categoria del retrovisore e che, citiamo la Direttiva, “deve essere posto in prossimità del rettangolo circoscritto alla lettera ‘e’ in una posizione qualsiasi rispetto a detto rettangolo”. In ogni caso, specifica la norma, tali marcature devo se presenti essere apposte “in una parte essenziale del retrovisore in maniera tale da essere indelebili e ben leggibili quando il retrovisore è montato sul veicolo”. 

Test di resistenza e flessione

Per ottenere l’omologazione CE, esattamente come avviene per esempio nei caschi e in altri accessori per moto, gli specchietti devono superare specifici test di resistenza agli urti. Più nel dettaglio, vengono previste due prove: quella di “comportamento all’urto” e quella di “flessione sulla custodia fissata al braccio”.

1) Test di comportamento all’urto
Descritta al punto 4.2 della Direttiva sopra ricordata, durante la prova di comportamento all’urto il retrovisore viene colpito da una sfera rigida dal diametro di 165 mm e ricoperta da uno strato di gomma dura spessa 5 mm lasciata cadere da un’altezza corrispondente ai 60° di angolazione del pendolo a cui viene fissata. Tralasciando gli aspetti più tecnici del test, la prova serve per valutare il grado di resistenza dello specchio agli urti. Ovviamente, per ottenere l’omologazione, è necessario che lo specchietto superi il test. 
 

2) Test flessione sulla custodia fissata al braccio
Descritta al punto 4.3, il test serve per verificarne la resistenza alla frantumazione della superficie riflettente su di un carico di 25 kg con specchio fissato al braccio (che nel test funge da asta).  Anche in questo caso, lo specchio deve superare la prova: il vetro non deve infrangersi, oppure, in caso di frantumazione, i frammenti dello specchio devono rimanere aderenti al fondo della custodia. 

Posizione degli specchietti

La Direttiva specifica anche la posizione di montaggio da rispettare. Facciamo in questo caso riferimento all’Allegato III presente nel Capitolo 4, ove si legge che gli specchietti retrovisori devono essere fissati “in modo da restare in posizione stabile nelle normali condizioni di guida del veicolo” e sempre da consentire al conducente “di controllare la zona retrostante ed il lato o i lati del veicolo”
 

Uno oppure due

Esistono regole ben precise anche per ciò che riguarda il numero di specchietti da montare su moto e scooter. Fatto salvo che il numero deve essere uguale a quello indicato sul libretto, secondo la legge italiana che riguarda le omologazioni, gli specchietti di scooter e moto devono essere uno o due, in base alla velocità che può raggiungere il mezzo. Nel caso sia possibile andare oltre i 100 km/h, le norme indicano che la moto deve essere dotata di due specchietti, uno a destra e l’altro a sinistra. Sotto questo limite, invece, è possibile viaggiare anche con un solo supporto retrovisore. Quasi sempre, si tratta di scooter di piccola cilindrata o moto trial.

Multe e sanzioni

A prescindere da quanto possa essere semplice o complicato per l’agente accertatore (o il perito dell’assicurazione) verificare l’effettiva omologazione degli specchietti, qualora non si dovessero rispettare le direttive di cui sopra, montando ad esempio specchietti non omologati, danneggiati (cioè non più in grado di consentire una piena e corretta visuale), montati in modo errato o in numero insufficiente, si correrebbe il rischio di incorrere in sanzioni più o meno pesanti a seconda della gravità dell’infrazione compiuta. 

A) Assenza di omologazione o specchietti danneggiati
In caso di assenza di omologazione o se si circola con specchietti assenti o danneggiati, è prevista una multa pecuniaria compresa tra 87 a 344 euro, così come previsto dall’Articolo 71 del Codice della Strada.

B) Assenza degli specchietti
In questo caso entra in gioco l’Articolo 78, ed è peggio: se non sono presenti gli specchietti (oppure se ce n’è soltanto 1 anziché 2), la violazione viene ritenuta una modifica delle caratteristiche di costruzione del mezzo. In questo caso, la multa passa da un minimo di 431 ad un massimo di 1.731 euro

 

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