Auto elettriche: costano troppo per gli stipendi italiani?

Auto elettriche: costano troppo per gli stipendi italiani?

Quante volte parlando di auto elettriche sono state fatte considerazioni in merito al loro costo? Troppe, tante, e c’è un motivo valido, per le nostre tasche italiane costano troppo! Si tanto, al punto che il mercato non le digerisce. Lo dicono i numeri, a livello mensile siamo ad un -29% rispetto allo scorso anno. Se si prende in considerazione la base annua, la percentuale negativa è del 19%. Per capirci meglio diamo un’altra percentuale: le elettriche rappresentano appena il 3,6% del mercato italiano. Una situazione preoccupante, che non lascia ben sperare per il futuro.

Le auto elettriche vanno forte nel nord Europa

Dove si vedono allora le auto elettriche? La situazione attuale vede accogliere a braccia aperte le auto a batteria nei paesi del nord Europa dove rappresentano il 70% del mercato. La motivazione è semplice e cruda: i redditi superano del 60% quelli italiani. Quindi è una questione di soldi? Non solo, in Germania, dove i redditi superano del 50% quelli del bel paese, le elettriche penetrano il mercato del 14,5%, quindi anche lì non sono tutte rose e fiori, ma spine, e non di quelle per la ricarica.

In Francia le elettriche si fermano al 12%, ma oltre a beneficiare di un reddito superiore del 20%, i cugini d’oltralpe possono contare su costi dell’energia decisamente più bassi grazie al nucleare. Noi, come nazione, ce la battiamo con la Spagna, dove le BEV sono vendute in una percentuale molto simile, nello specifico rappresentano il 3,5% del mercato, e questo a fronte di un reddito inferiore al 15% rispetto al nostro. Spiega il numero uno di Federmotorizzazione, Simonpaolo Buongiardino:

Questi dati spiegano la diversità di approccio al tema dello sviluppo della motorizzazione elettrica tra il nord Europa più ricco e il sud Europa mediterraneo più povero. Il cittadino medio italiano, oltre alle incertezze legate all’autonomia e alle infrastrutture, non acquista auto elettriche perché non se le può permettere.

I nostri decisori politici devono farsi interpreti dei cittadini e adottare linee adatte al nostro Paese, puntando maggiormente allo svecchiamento del parco più inquinante, anche con motorizzazioni tradizionali di ultima generazione, piuttosto che inseguire un obiettivo irraggiungibile di una transizione elettrica accelerata. Non possiamo inseguire gli obiettivi temporali dei Paesi del nord Europa che hanno mediamente il 60% di reddito più alto e possono permettersi, come vettura elettrica più venduta, la Tesla che costa 70/80.000 euro.

Con il nostro reddito medio non possiamo permettercele

Con un reddito medio annuo di poco più di 20.000 euro, per gli italiani le auto elettriche rappresentano una spesa poco sostenibile. I listini, inoltre, schizzano verso l’alto ed il recente aumento del prezzo d’accesso della Tesla Model 3 ne è un esempio concreto. Gli incentivi sono stati più bassi rispetto alle aspettative, e poi c’è la questione della distribuzione delle colonnine. Queste sono dislocate per la maggior parte nel nord del paese, mentre al sud sono come oasi nel deserto.

Il quantitativo delle stazioni di ricarica, inoltre, non può soddisfare l’automobilista, perché le colonnine rapide, a corrente continua, più adatte alle elettriche di ultima generazione, sono piuttosto rare rispetto a quelle che funzionano con corrente alternata. Oltre tutto, i costi dell’elettricità al consumo sono cresciuti, e non poco, se si pensa che 1 kW in alternata alle colonnine Enel X è passato da 0,40 centesimi di euro a 0,58 centesimi di euro. D’accordo, ci sono anche gli abbonamenti da considerare, ma comunque, la ricarica casalinga rimane la più conveniente ma anche la più lenta.